Esce “Il senno del pop” il nuovo disco di Mirco Menna. In rete il nuovo video.

Un titolo, un disco, un’immagine di copertina e tantissime chiavi di lettura. Di sicuro Mirco Menna sembra, all’apparenza almeno, intento a sbeffeggiare lo star system. Ascoltandolo invece plana con docile indifferenza, o forse sarebbe meglio parlare di quella sufficienza che nasce dall’esperienza e dalla maturità, da un certo modo di essere (a ragion veduta) “superiori” a certe dinamiche conformiste e decisamente dedite al solo mercato dell’apparire. Mirco Menna non ci sta e canta la bella canzone italiana, che viene dal popolo e dalle sue contaminazioni, con testi importanti e di grandissimo gusto. Qualche fuori pista come la bellissima “Così passiamo” ma anche grandi “classici” nella forma come “Portati da un fulmine”.

L’aver coltivato così da vicino la musica di Modugno in qualche modo ti ha formato nella scrittura di questo lavoro?
Non credo più di quanto abbia influito nei lavori precedenti… in realtà chi mi propose lo spettacolo e poi il disco con le canzoni di Domenico Modugno, lo fece perché sapeva bene quanto mi fosse caro. Modugno lo ho conosciuto prima di pronunciare “mamma” e più tardi mi stupii che quel signore cantava le canzoni che cantava mio padre, ma non era mio padre. Quindi non escludo che mi sia entrato sotto la pelle al punto da guidarmi la penna, mio malgrado. Così come altri che mi hanno formato, prima da ascoltatore e poi da musicista.

Quanto è necessario essere Italiano per lasciarsi prendere da questo disco?
Non saprei, forse aiuta, quantomeno per via dei testi. Ma ritengo “Il senno del pop” un disco intimamente italiano anche dal punto di vista musicale, per quanto non troverai nulla di “tipico”, nella composizione e nemmeno negli arrangiamenti. La sua italianità, più ancora che nella mescolanza, sta probabilmente nella sintesi, nella radice quadrata di molte influenze. Come dire, un distillato di puro sangue meticcio. In questo senso, potrebbe essere colto come interessante anche da orecchie che italiane non siano.

Che poi dentro queste canzoni c’è anche tanto altro come le Hawaii e il noir americano… o sbaglio?
Ci sono suggestioni, colori, ritmi diversi, ma nulla di puro. Nemmeno nelle tessiture armoniche, che si rifanno raramente alle arie del “genere” che evocano. Ma, a parte la scrittura, nel suono di questo album c’è, come ti dicevo, la combinazione e la sintesi di molte sensibilità ed esperienze, a cominciare dai miei compagni di musica. È stato un lavoro di gruppo, o se preferisci di band e ci fa piacere che si sappia.