Mirco Menna con “Il senno del pop” sforna dieci canzoni di cantautorato “nobile” ovvero vario, intelligente, ironico, raffinato e popolare al tempo stesso, sorretto sempre da arrangiamenti di grande classe che fanno la differenza. Menna attinge alla tradizione italiana col piglio di chi sa bene come maneggiare con cura la materia, ma il tutto risulta comunque originale e decisamente gradevole e mai scontato, perché se da una parte i ritmi invitano al movimento, dall’altra la scrittura pungente invita alla riflessione.
“Portati da un fulmine”: echi di chitarra “surf” evocativi, con una ritmica sempre più trascinante per un arrangiamento delizioso, con la tromba in evidenza: “ci si agita, ci si stimola, ci si sente così invincibili portati da un fulmine”
“Arriverai”: elegante e complice, latina: “come se la felicità fosse possibile per davvero”
“Così passiamo”: “ci muoviamo ignari mediamente grassi” con Silvia Donati, oscura e suggestiva, poetica cantilena, una delle tracce migliori dell’album.
“Sole nascente”: con Gianni Coscia, “dolente” folk ballad: ”guardare il solo negli occhi mentre lui guarda diritto nei tuoi, fino all’ombra”
“Il Descaffalatore”: piglio da cantastorie, tra ironia e denuncia: “assunto part time alla palestra di vita”
“Ora che vai via”: “versami un poco di vino e lasciami sperare ancora” milonga e mood notturno che ben presto si fa complice.
“Prima che sia troppo tardi”: con Zibba, una sorta di “Titanic”: “prima che tutte le parole smettano di dire” particolare il mix con un tappeto “sotterraneo” di suoni e l’intreccio delle due voci.
“Il senno del pop”: “dimmi tu dell’antica scienza dell’arte di avere culo” la title track è ironica, intelligente, con un ennesimo grande arrangiamento: “scivolando nel traffico con la tua grazia da camaleonte come se fossi tu stessa il traffico e probabilmente lo sai”
“Da qui a domani (live)”: “non c’è un’onda libera da cavalcare sto in questo supermercato sudato come un baccalà il conto è già qua ed è salato” folk popolare, ottimo testo che mischia alto e basso.
“Chiedo scusa se parlo di Maria”: “mi interesso di politica e sociologia per trovare gli strumenti e andare avanti” rilettura riuscita del celebre brano di Gaber
Fonte: Grandi Palle Di Fuoco