Mirco Menna, il pellegrino della parola e dei suoni, intervistato dal Blog della Musica, presenta il suo disco Il senno del Pop…
Siamo in Francia, siamo in Italia, siamo a Bologna… siamo a spasso nel passato delle locande e nel presente della canzone d’autore. Ritroviamo Mirco Menna, ritroviamo un pellegrino della parola e dei suoni, un circense che sposa tantissime culture – come dire – di quella nicchia culturale che non è il santo pop plastificato del main stream, ma piuttosto parliamo di quel blues americano che si tinge di jazz, parliamo di ritmi un poco latini, milonghe e slide hawaiane. E nel titolo c’è tanta provocazione: Il senno del pop. Punto e a capo. Davvero un bellissimo ascolto…
La canzone di Mirco Menna: è una canzone apolide secondo te? Ha radici territoriali? Oppure è solo figlia degli uomini?
Le mie radici sono in movimento, gli uomini e i figli degli uomini hanno generalmente gambe e io non faccio eccezione. Sono figlio di gente che si è spostata e padre di gente che si sposta. Personalmente non amo questa immagine, delle radici… si hanno provenienze, questo sì. E, via via, destinazioni.
Mirco Menna ha perso il senno del pop o lo sta inseguendo? Dove si trova l’equilibrio?
Come ogni equilibrio che si rispetti, credo sia interno a ciò che deve stare in equilibrio. L’equilibrio di un funambolo, prendiamo a esempio l’equilibrista perfetto, sta principalmente dentro se stesso, no? Il mio dentro me stesso è squilibratamente in equilibrio, col senno del pop.
“Il descaffalatore” è una figura leggendaria… mi piace abbia una definizione importante… chi è nella vita di ogni giorno il “descaffalatore”?
A livelli diversi, chiunque si trovi a vivere dentro una condizione (e una prospettiva) consumista. Poi, certo, c’è chi la subisce e chi la organizza.
Il personaggio del “descaffalatore” è di Andrea Segré, disegnato da Altan. La canzone è stata scritta apposta per lo spettacolo “Spreco”.
La locanda del video esiste per davvero? Ci torneremo secondo te a vivere le locande?
Esiste davvero e sta precisamente dove vivo io, in un borghetto in mezzo alla campagna emiliana, la “bassa” tra le province di Bologna, Ferrara e Ravenna.
Chiudiamo con il Mirco Menna di questo disco: tra poche cose antiche e tante nuove scritture, il tuo senno, il tuo viaggio, dove sta puntando? O forse neanche ti interessa saperlo?
Sì, forse non mi interessa… fermo restando che punta, il più allegramente possibile, dove il viaggio finisce, come per tutti. Per il resto vivo a braccio, improvvisando, anche perché è l’unico modo che mi riesce più o meno bene. E poi, credo abbia ragione il mio amico Orso Maria Yogi quando scrive nelle sue Meditazioni Trash: Come va la vita? Diversamente.
Fonte: Blog Della Musica